ASCGE, Mss Brignole Sale, 105 C 6
Relationi d’alcuni Ambasciatori Genovesi alla Serenissima Republica
- Della necessità che hà la Republica di Genova d’armarsi e del modo di mantenerla Armata
[cc. 149r-179v, numerazione archivistica. Inc. Hebbero i nostri antichi Ill.mo mio Signore assai maggior commodità d’ampliare…. Expl. Che non solo la Serenissima Republica si renda sicura da presenti perigli, ma si metta in stato di ampliarsi, e ricoverar l’antico splendore”]
Hebbero i nostri antichi Ill.mo mio Signore assai maggior commodità d’ampliare, e conservar la rep.ca di quella, che hora si habbiamo e per esser eglino, più essercitati, e più accreditati nell’essercitio dell’Armi, e perche i prenci pi confinanti erano molto più deboli, che non sono hoggi dì, e questi trà loro stessi essendo per il più anche divisi, e discordi, facilmente sariano restati preda del valor de nostri se vi havessero questi applicato l’animo, e le forze. Impedirono le dissentioni Civili mille gloriosi progressi, e guastorono un’Infinità d’occasioni, e ridussero à tal segno la republica, che non confidandosi i Cittadini di se stessi preposero il Dominio de stra[149v]nieri all’amministratione de suoi, e fù il valore e la potenza de Genovesi superata non da armi nemiche, che non sariano state bastanti, mà dall’intestine discordie tra se stessi, un savio politico notò sin 150 anni sono, che non altro haveva impedito a’ Genovesi di far grandi acquisti, che le loro discordie, e differenze.
Abborrisco la memoria di si infausti successi, e riverisco quella di chi liberando la Republica del Giogo straniero, unì gl’animi de Cittadini, et estinse le fattioni. Non resta per tanto che con mio grave rammarico non osservi, che da quel tempo, che seguì quest’Unioni in quà, siano non solo arruginitisi l’Armi, mà anche aviliti gl’Animi nostri, quasi, che non havessero altro bersaglio, che le viscere de suoi Cittadini, e questi non sappino applicarsi ad altre fattioni militari, che alle risse civili.
Sia detto con pace di V S Ill.ma e de gl’altri buoni Genovesi, che spogliati delle passioni antiche hanno ritenuto il valore [150r] de maggiori. Io lodo, che si siano deposti gl’Animi, et i rancori, che siano estinte le fattioni, che siano gl’animi concordi, che si viva con pace della Patria. Ma se da questo si saporito à tante dolce fonti [?!], dovea derivarne una socordia tanto inetta, un’avversion si fatta dalli essercitij militari un lusso si abominando, come vediamo essere hora trà la magior parte de nostri Cittadini, quasi che detesto una quiete obbrobriosa non solo, mà anche pericolosa, e desiderarei più presto, che col valor, de nostri antenati ci fossero anche rimasti i loro seditiosi Capricci nella testa, che essendo liberi da questi, restar privi di quello. Più desiderabile più glorioso, e più libero era lo stato delle Rep.che Greche, quando trà loro discordi si struggevano, che quando da Filippo il Macedone e da Alessandro suo figlio furono pacificate si, mà con una pace, che portò in groppa la servitù; e la Republica Romana meglio assai si mantenne, e gloriosi vissero suoi Cittadini trà le discordie del Senato, e della [150v] plebe tra le sciagure dei Grechi [sic] di Catilina, che nella pace d’Augusto, e nei lussi di Nerone, poiche con queste occasioni malignando gl’animi dell’antica bravura, non solo tollerono [sic] la Tirannide de proprij Cittadini, ma furono preda anche, e ludibrio de Barbari dà loro tante volte vinti, e domati.
Non hò pensiero di far invettive, mi basta haver considerato, che i nostri antichi con le loro discordie resero inutile il proprio valore, e che noi col nostro otio rendiamo ridicola la nostra Unione, e concordia, e concordi, et uniti s’accomodiamo à doventar preda di chi si attaccherà.
Habbiamo addornata la Città di sontuosissime Mura assicurato il porto con una mole ingegnosissima. A che donque? Per invitar stranieri, che dell’un, e dell’altro si renderan patroni? Un Rè de Lacedemoni domandato dove fussero le mura di Sparta, che non haveva, circondò d’una formidabile Corona de suoi Cittadini [151r] armati la Città, et i petti, i Coraggi di questi disse, esser le mura di quella. Rè avventuroso, che potea condur le mura della sua Città ad espugnar le fortezze nemiche. Non è Genova quella massa de sassi, e di calce, che biancheggia sul dorso dell’Appennino. Genova sono i Cittadini uniti, armati, essercitati, e corragiosi. Themistocle bruciò le Case, i Tempi, gl’edificij d’Atene, et imbarcò li Cittadini suoi sull’armata, non distrusse la Patria, ma la conservò.
Non condanno queste fabriche, le ammiro le lodo se non fossero fatte stimerei espediente di farle. Dico che non vastano, e che per starsene cosi meglio era non farle saria stato utile per dinanzi à Francesi, et à Spagnuoli il rendersi Padroni di Genova.
Hora l’è necessario considerar quelli, che se spagnuoli vi commandassero non solo le saria precluso qualsivoglia progresso, che potesso [sic] sperar in Italia, mentre da [151v] loro nemici fosse posseduta una si fatta fortezza un sito tant’opportuno, et un posto si commodo, mà che bisogneria, che del tutto si scordassero il navigar nel mediterraneo, e che non mai, ò con infinitamente maggior difficoltà, che prima, che la Città fosse fortificata potriano levarsi questo stecco dagl’occhi, che vogliamo dir, che pensino donque? Certo di guadagno della mano, e di farsene lor prima per qualsivoglia modo Signori. Non possiamo dubitare, che i Spagnuoli non studijno la stessa lettione. Potrian dir a Dio all’Italia, e per consequenza al resto de loro stati, se Francesi havessero Genova, e à loro fosse tolto il communicarsi Napoli, e Milano, oh negl’uni, negl’altri si arrischerian tentar questo per non necessitarsi ad abbracciar il partito contrario. Vogliamo noi dipender da loro capricci? E chi ci assicura del fine delle Guerre presenti, e che un di questi due non vadi aldisotto, e noi necessariam.te [152r] non restiamo preda del vincitore?
Habbiamo una Città, che hà fama di riccha, di opulenta, questo è un invito, à chi viene. Un Capitano inanimiva con questo i suoi soldati, perche i nemici erano ricchi. Non hanno dicevale, le ricchezze, le gioie per nuocerci, non se ne sanno servire, mancano di coraggio, e di valore, le hanno perche siano nostra preda, e perche noi se ne arricchiammo [!].
Non è sicura la Maestà senza forze, è un soggetto d’Invidia, e di ludibrio di pericoli. Vantiamo la bravura de nostri antenati, si gloriammo [!] de titoli da loro acquistati, invidiano i Stranieri le nostre Glorie si ridono della nostra debolezza, e machinano sulla nostra libertà.
Io dubito, che se tornassero al Mondo quegli antichi Genovesi, che si fecero tributarij i Sciti, i Saraceni, gl’Istessi francesi, e spagnuoli, che hora tanto bravano, e ci trovassero immersi nel letargo, in cui viviamo, si sdegneriano concoscerci [152v] per loro discendenti. Non voglio servirme del loro essempio per evitar [!] negl’Animi nostri pensieri Generosi, Temo che il racconto delle loro bravate non sia rimprovero della nostra dappocagine. Non vi è maggior incentivo della necessità. I Gentili dicevano, che poteva più, che tutti gl’altri loro Dei insieme.
Mi ristringo à due Capi, ò bisogna che siamo Genovesi, cioè che seguitiamo l’orme de nostri antenati, si armiamo del loro valore, e bravura, ò vero, che si apparecchiamo à ricever il giogo della servitù, si scordiamo le commodità, et i lussi, e si accomodiamo à patire que’ disaggi, de quali hora non vogliamo sentir parlare per conservar la libertà.
Dirammi alcuno, tu sei l’Uccello del Cattivo augurio. Dove trovi questa necessità di perdersi se non si armiamo alla diffesa? Noi non habbiamo offeso alcun Prencipe, che debba oppugnarci. [153r] Pure voglio concederti, che questi, che hora guerreggiano siano tanti Alessandri insatiabili di far acquisti di assoggettir popoli, o regni, che fabrichino sopra il fine di un’Impresa, i fondamenti di un’altra. Dove è questa necessità, che un di loro debba vincere, et annichilar gl’altri. Non può egli succedere, che ò stracchi, ò per qualche loro accidente faccino pace, e che noi senza essersi scommodati restiamo sicuri? Ma vinca un di loro. Credi tu, che i Prencipi d’Italia ci lasceriano perdere, et inalzar sulle nostre ruine le machine per atterarli?
Ottime raggioni, mà non concludenti, e da non fidarsene ne maneggi politici, ne quali bisogna giocar su’l sicuro, chi non vuol perder senza fallo. Questo è un viver alla discretione della fortuna, è un andar à cercar fuora quello che habbiamo in casa. Amo anch’Io la quiete quanto huomo che viva; Desidero, che sopiti i tumulti, che la [153v] travagliano, fiorisca la Republica Cristiana in quella pace, che ci lasciò il nostro redentore. Mà come ardentemente lo desidero, cosi poco, ò niente lo spero. Sono l’Ire troppo accese, gl’odij troppo intestini gl’Animi troppo esaperati, le cose sono troppo inanzi. I terremoti, che si sono sentiti, gl’Incendij de Vesuvij, i mostri, che si son visti, le congetture delli Astrologi, che vanno attorno ci minacciano per parto di queste guerre grandissime mutationi di governi, vediamo fiorir già questo venenoso frutto in Portugallo, in Catalogna, in Lorena, in Alemagna in Inghilterra; Pure piamente crediamo ancora, che il tutto debba terminarsi con pace, e tornar le cose al luogo loro. Dipende questo non da noi mà da la volontà altrui, e se da questa vogliamo noi anche dipendere, habbiamo già persa quella libertà della quale debbiamo essere tanto gelosi. Non è [154r] libero chi dal voler di altri dipende, vive al modo di altri, non al suo.
Essaminiamo lo stato presente delle Cose. Hanno i Francesi per collegati li Svizzeri, gl’Olandesi, il Duca di Savoia, quello di Luncburgo [!], il Langravio di Hassia, et alcuni altri protestanti di Germania. Sentono con loro per l’Affare del Palatinato gl’Inglesi. Hannosi tirati dalla loro i Portughesi, et i Cattalani, e quello che più stimo hanno un Rè savio, e valoroso, con ministri prudenti, con eccellentissimi Capitani, e soldati disciplinati, et agguerriti, e con tutto ciò non ponno superare i Spagnuoli. Hanno questi seco uniti l’Imperatore (che seco reca i regni di Boema, et Ungheria, e gli Arci Duchi d’Austria, e d’Ispruch) Il Duca di Sassonia, quel di Baviera, quel di Lorena gl’Arcivescovi di Colonia, e di Magonza, tutti i Prencipi Catolici di Germania, i Prencipi di Savoia, e [154v] e con questo à malapena ponno resistere à loro avversarij. Temerario è il darsi ad intendere, che se questi ò quelli vincessero i loro nemici, e ci assalissero fossimo noi bastanti con l’aiuto solo de Prencipi Italiani senza forze, senza disciplina à diffendersi.
Di più eccoci accesa una guerra frà quelli, che ci potriano soccorrere. La renitenza, che hà il Duca di Parma ad ubbidire al suo savrano [!], farà pigliar senza dubio l’Armi ad ogni Prencipe d’Italia, e vedremo, se Dio non ci rimedia, forse conspirar contro noi quelli da quali si promettiamo aiuto. Ecco queste speranze deluse, e pure se ne ridiamo, e vi facciamo fondam.to.
Il metter in dubio la nostra ruina se fossemo, ò da Francesi, ò da Spagnuoli assaliti, mentre neghitosi se nestiamo [!] con le mani à cintola, è un metter in dubio l’humidità dell’acqua, il calor del fuoco. Ella è cosa [155r] troppo evidente, ne credo che vi sia alcuno di quelli, che hanno parte nell’amministratione della republica, che non conosca chiaramente questo pericolo, e non s’accorga esser necessario, se vogliamo salvarsi in questa borasca, nella quale già tanti Prencipi hanno naufragato, lo armarsi in maniera, che possiamo da noi stessi diffendersi. L’evidenza del pericolo ne cuori generosi partorisce forti, e preste risolutioni, sin hora ne nostri ne vedo poche. Cediamo subito, e quasi non possa, ò la nostra industria ò il nostro valore resistere totalmente si abbandoniamo nelle braccia della fortuna.
Si suppone, che per mantenersi sia necessario l’Armamento, e niuno lo niega, e su questa suppositione si precipita poi in una disperatione, che sia l’armamento impossibile per mancar la Republica di denari, e di altri mezzi, che per esso sariano necessarij. [155v]
Stupisco, che in una Republica, dove per Dio gratia sono molti, e molti Cittadini, che per mantenimento della libertà dariano il Sangue delle proprie vene si dubiti non ve se ne debbano trovar più, che mettessero mano alla borza. Io non solo non hò per negotio disperato il trovar denari, mà l’hò per assai facile. Bisogna consultar sopra questo, e che ogn’uno si studij di trobar qualche maniera, poiche da questa dipende l’Armamento, e da esso il mantenere la libertà.
Detesto il succiar il sangue à Popoli, e sono inimicissimo di quelli arcigogolanti, che ogni dì trovano nove gabelle, nuovi modi di cavar denar con rigorose esattioni, mà quando si tratta d’impositioni moderate, e che queste debbano servire al ben publico, al diffender la Patria all’ovviar ad un evidente periglio à mantener la libertà si come sono necessarie, cosi le stimo [156r] anche lodevoli non che lecite, e giuste, et ogn’uno deve concorrervi con lo stesso Animo col quale desidera l’utile privato, che non può, ne deve in una Republica distinguersi dal Publico. Il decotto del radice China usato con la dovuta methodo, diseccha, et estenua, mà nello stesso tempo, ò poco de poi ingrassa, chi l’ha preso, levando le ostruttioni, e purgando gl’humori, che causavano la magrezza. Nelle republiche le impositioni, e taglie sminuiscono le facoltà de privati, mà con mantener la libertà, col diffenderci dalla Tirannide de stranieri, con lo metterci in riputatione con lo agevolarci i traffichi ce lo [!] accrescono.
Nel caso nostro l’Impositioni non possono essere essorbitanti. Non hanno le republiche bisogno di tanto denaro di quanto hanno bisogno i Prencipi. Questi sono necessitati à mantener le genti alla loro divotione co’l pagar profusamente co’l donar largamente; [156v] nelle republiche i Cittadini travaglian volontieri per poco, sapendo, che lo fanno per la sua Patria, per il suo honore, e per se stessi. La nostra non hà bisogno di grand’apparecchi per diffendersi Il sito con poca Gente, ma buona la fà assai forte. Dalla parte di Terra rende l’Appennino i passi ristretti, che con poca gente si può far star adietro un ben grosso essercito, essendovi anche de luoghi fortificati per arte, che ponno trattenere, et incommodare assai l’inimico [corretto sopra ‘il nemico’].
La parte maritima pur è assai ben diffesa dal mare, che per se è tempestoso, e da porti, che sono fortificati. E se pure il Nemico si avanzasse dalla parte di terra, mentre teniamo il mare con gran facilità si potria constringere ad abbandonar l’occupato, impedendole i viveri, e gl’aiuti, che per mare potria ricevere, e che per terra le riusciriano difficili. [157r]
Le Provincie, e Città maritime quando hanno forze, che le mantengono il mar libero, non si ponno perdere, poiche hanno sempre la porta aperta à soccorsi, che facilmente vi ponno esser introdotti da gli amici, e confederati, quando non possino resistere da se stessi.
Il Mare assorbe le Navi mà assicura la terra. Non combattè l’Inghilterra contro i Spagnuoli, combattè per essi il Mare, e gli sepelì nel fosso. Biagio Assereto nostro con puochi navigli soccorse Gaetta assediata con grosse armate per mare e per terra. Habbiamo visto con quanta facilità Tarragona sia stata poco fà soccorsa da Spagnoli, et in somma una provincia maritima, quanto possa prevalersi del mare mai sarà soggiogata per forze. Ristringomi per tanto, che per diffender la nostra libertà non habbiamo bisogno di grand’apparecchi per terra, e quando fossimo per quella via assaliti basteria [157v] rnforzar i presidj de luoghi forti, e mantener alcuni posti di più consideratione perche il nemico non potria sussistere lungo tempo, quando trovasse una mezzana resistenza, e non potesse per mare ricever le sue provisioni necessarie. Al Mare bisogna dunque rivoltarsi, e procurar di mantenersi questo libero, con tener un numero di Galee, et altri Vascelli pronti, che possano far questo.
Habbiamo il sito, che non solo c’invita, mà ci necessita ad armarsi per questa parte; Habbiamo popoli tanto in terra ferma, quanto in Corsica, che sono inclinatissimi alla Nautica. Habbiamo Porti, ne quali potriamo tener i Vascelli. Habbiamo maestranza per poterne fabricare. I nostri antichi ci hanno lasciati accreditati per pratici, e valorosi nel mare. Vediamo per tanto di trovar i denari per far l’armamento, e poi gli asseguementi per mantenerlo, che strade si potriamo [158r] tenere, che riuscissero più facili, e meno aggravassero i Popoli.
Bisogna dunque prima vedere se vi sono terre vacue, e fondi incolti, che si possano dar à coltivare, ò ad edificarvi con un Annuo Canone, e si potria pigliar denari à 4 per cento da pagarsi di questi Cannoni [!], et in evento, che non si trovassero à dar questi fondi in emfiteusi, potriasi creare un Magistrato per farli coltivare, ò eriger un Monte applicando l’utile di essi à Montisti, contenere [!] un tanto per cento per il publico.
Potriasi domandar un’imprestito gratuito per 3 ò quattr’anni à particolari obligando i beni della republica per la restitutione con prometter, che se non si pagasse il Capitale al tempo prefisso, restaria à frutto à 4 per 100. Essendo l’Erario de romani esausto mentre havevano Annibale nelle braccia in Italia, ed essendo le Gabelle in colmo à segno, [158v] che non si poteano più accrescere, ricorsero à questi Imprestiti gratuiti, e furono i primi i Senatori, che per dar essempio à gl’altri prestorono grossa somma. Vinti i Cartaginesi, furono i Creditori pontualmente pagati, ò in contanti, ò in terre, che erano del Publico. Se in caso di Necessità un’amico ci domanda una convenevol Somma in prestito non possiamo denegargliela, massime quando habbiamo una morale sicurezza di rimborzarsi. Non sò chi ci possa essere più amico della Patria anzi di noi stessi, che se quella perde la libertà restaremmo schiavi. Hò ferma confidenza, che in questa maniera non solo si haveriano grossi imprestiti mà anche, che molti doveriano.
Non vorria, che questi imprestiti si domandassero per censo, ò tassa, mà vorrei fossero deputati duo soggetti accreditati, ben voluti, savij, et eloquenti, che facendo congregar gl’[159r]ordini, le arti, e le Communità, e nelle Città fuora dello Stato, dove son molti Genovesi, la Natione tutta nella loor Chiesa, e rappresentando il bisogno della republica gli domandassero, e che à quello precedesse, e fosse publicato un decreto della sicurezza, che si daria à gl’Imprestatori, e del frutto, che se le pagheria, se non fosse restituito il Capitale al tempo prefisso. Saria utilissimo, che alcuni nel principio ostentassero la loro liberalità, e che anche prima si preparassero gl’Animi de Popoli, con farle qualche apparente agevolezza, e concederle qualche honorevolezza. I Mecici alterano, e dispongono gl’humori prima di dar i medicamenti purganti.
3° Doveriasi instituir un Negotio per il publico. I Rè di Portogallo instituirono quello della Costa di Africa, e con gli avvanzi fecero tanti progressi, che passorono in India, e non [159v] solo vi si introdussero per la negotiatione, mà vi fabricorono fortezze, e vi acquistorono Città, ò Provincie. Gl’Olandesi hanno fatto il simile, e con gran loro profitto hanno eretto le negotiationi, e Compagnie dell’Indie Orientali, et Occidentali, e del Settentrione, che sono quelle, che mantengono la loro rep.ca e la [!] somministrano le spese eccessive, che hanno fatto, e fanno in una Guerra tanto longa contro i Spagnoli.
Questo negotio saria l’Erario della Rep.ca e si deve sperare, che se ne caveria grandissimo profitto Doveriasi per questo fondar un Monte, ò Banco, pigliando Denari da Particolari à 4 et ammettendo anche pro rata al guadagno quelli che dessero i denari dedotto prima da questo guadagno da pagarsi à particolari un tanto per cento per la rep.ca pigliandogli à frutto certo, ò à parte del gua[160r]dagno secondo l’elettione di prestatori. Saria necessario crear un Magistrato di soggetti provetti nell’età, e timorosi di Dio zelanti del bene della republica, e prattichi del Negotio assegnandogli Cancellieri, e Computisti à bastanza, i quali à nome publico pigliassero denari à frutto al modo accennato.
Questo Magistrato doveria haver rispondenti nelle piazze principali tanto di levante quanto di ponente, e tramontana i quali fossero creditori del banco di una certa somma per maggior sicurezza ò dessero sigurtà de partecipi di esso de bona administratione, e comprando di denari presi à frutto, merci, doveriano mandarsi nelle piazze, che ne hanno bisogno, e dove ne fosse smaltimento, assicurando sempre quello vi fosse da assicurare con pigliar sicurtà partecipi del Monte, e non altri.
Da questo ne risulteria gran[160v]dissimo utile à sudditi, perche gl’arteggiani vi haveriano occasione di lavorare, e quelli, che hanno denari haveriano dove impiegarli à frutto senza mandarli à Roma, in Spagna, ò in mano d’altri Prencipi, che con l’haver i nostri effetti in loro potere, ci tengono come per la briglia, e questo causeria anche, che molti non anderiano ad habitar fuori, havendo impiego à Casa al che deve haversi particolar risguardo perche quanto sarà più numeroso il Popolo, tanto sarà più potente la republica, e le sue entrate maggiori.
Potria questo Magistrato haver navi proprie, le quali potriano caricar in Genova, e portar le merci per tutti i luoghi, che fossero nel lor viaggio, e levarne da ogn’uno per gl’altri luoghi v. g. partendo una Nave di Genova per l’Ondra [!] potria carricar merci per Francia, e Spagna, [161r] e facendo scala in Francia sbarcarvi le merci, che havesse per quel Porto, e d’indi pigliarne per Spagna, et Inghilterra, et in Spagna sbarcar le merci di Genova, e Francia, che havesse per quel luogo, et ivi pigliarne per Inghilterra, e far poi il medesimo, nel ritorno, poiche non le mancherian merci per tutti i Porti; perche oltre che i respondenti del Magistrato (il cui negotio in breve si faria grossissimo) haveriano sempre da darle il Carico gl’altri Mercadanti le davano anche volentieri nolo, sapendo essere più sicuri con queste Navi, che con le venturiere dovendosi per questo fare, che i Capitani di queste Navi diano buone sicurtà di creditori del Monte sino ad una certa somma.
Questo Magistrato potria intromettersi ne negotij di Drogherie di Levante, nelle Navigationi del Mar Baltico, Danimarca Città Azzatiche, Svetia, Novergia [!], e Moscovia, e ne tra[161v]fichi dell’Affrica, et anche nell’India, essendo hora il tempo opportuno per le dissunioni di Portugallo della Castiglia, e perche in specie nell’Indie orientali, essendo i Portoghesi d’accordo con gli Olandesi si potria trafficar senza pericolo ne porti di tutti doi, e da quelli passar nell’America à Porti di Castigliani. Ne credo, che alcuni di loro ci contrariasse, perche essendo tutti impiegati nelle presenti Guerre, haveranno la carestia di vascelli, e perciò haveranno anche à caro, che Popoli neutrali mantengano i traffichi non lo prohibendo ne à chinesi, ne à chiapponesi, ne à gl’Inglesi, ne à gl’altri Popoli, che non le sono Nemici massime i Portoghesi, et Olandesi.
Saria questo negotio utilissimo alla republica per l’emolumento, che se ne caveria col quale si potriano andar pagando gl’Imprestiti gratuiti, et i frutti de gl’altri l’accrescerebbe forze, perche essendo i vascelli di questo Magistrato [162r] come publici potriano servir alla republica alle occasioni di guerre, e si sà la Compagnia de Mercanti di Londra, quella di Siviglia quella di Lisbona quelle de gli Olandesi, quanto utile apportino, e quanto aumentino le forze de loro Principi. Saria anche utilissimo à popoli i quali dariano i loro denari à frutto sicuro, et essi attenderiano ad altri traffichi, e si impiegheriano in servitio publico, agevoleria i negotij del levante il tener un’Agente alla porta del Turco, e per ottener questo si potriamo valere del mezzo del Rè di Francia e per muoverlo serviriano questi motivi.
Che impegnandosi i Genovesi ne traffichi di levante tralasceriano quelli di Spagna, e per consequenza verriano i Spagnuoli à mancar di quelle commodità, che cavano dal Denaro di Genovesi, che dipendendo questo traffico dalla buona Intelligenza, che haveriano con detto Rè per conseguenza procureriano sempre intendersela con lui. Che con questo si verria [162v] à deliberar i Venetiani, facendo, che altri entrassero à parte di quel traffico del quale essi hora fanno un specie di Monopolio in Italia, nella quale si stabiliria una republica, che essendo parteggiana sempre del Rè potria bilanciar i Venetiani quando se le mostrassero contrarij. I mottivi per mover il Turco saria il Crescimento del traffico del suo Imperio ammettendo il nostro danno, che ne risulteria à Venetiani, i quali, come confinanti esso deve procurare mantener più deboli, che sia possibile, et essendo egli nemico de Spagnuoli gli stessi motivi accennati per il rè di Francia sariano anche à proposito per lui, come lo sariano per gli portughesi, et olandesi, et i Spagnuoli non fariano gran rumore per tutto questo non essendo in stato di poterlo fare per non irritarsi, e non potendocelo impedire.
Sento che mi si oppone una difficoltà à questo pensiero. Il negotio di questo [163r] Magistrato assorbiria quello di particolari, e si riduria la piazza con solo questo negotio, e [!] oppositione considerabile, mà non si può dubitar di questo inconveniente. Prima perche pochi sono horamai de nostri Cittadini, che di conto loro s’impieghino in Negotij di parti remote, come dell’Africa, dell’Indie, del Settentrione, et Io vorrei, che à questi Negotij si applicasse il Magistrato. Secondo perche quei pochi, che vi s’impiegano non lo fan mai da per se soli; mà sempre conpartecipi [!], e per il più con partecipi stranieri, e perciò non solo non doveriano haver discaro di haver partecipe questo magistrato, potendo entrarvi partecipi se vorranno, mà devono haverne gusto, sapendo, che negotiano sicuro, e che il loro si negotia in vascelli più cauti, che li venturieri, e con buone sigortà.
3° Perche restano tant’altri traffichi per le piazze mediteranee, e per le maritime vicine, che ponno impiegarli.
4° Perche il negotio solo delle si[163v]gortà apporteria grand’utile à questi particolari senza altro fastidio.
5° perche l’abbondanza delle merci forastiere, che apporteria questo alla piazza le porgerà occasione di far un’infinità di negotij in Genova, che per farli hora bisogna, che si trasferiscono, ò tengano rispondenti con loro dispendio nell’altre Piazze, e finalmente perche loro non si toglie la facoltà di negotiare nelle stesse piazze, nelle quali negotierà il Magistrato.
4° Vorrei, che questo monte pigliasse denari à vita, facendo monti vacabili con ammetter le risegne, mediante la speditione, e compositione, come in Roma, e di questi vacabili si potriano pagar 8 per cento, che tanto, e più frutteriano nel Negotio, e col tempo per la morte di montisti, si guadagneriano, oltre che le speditioni, e risegne di essi aggiuteriano à pagar i frutti.
5° Vediamo tutto il giorno con lacrimevol essempio esser dissipata dagli tutori, et amministratori, e Curatori, le sostanze, le eredità de Pupilli, Vedove, mentecatti, et [164r] altri, che non sono più abili al Governo delle loro facoltà; saria per tanto utile evidentissimo loro, che la republica ne pigliasse la tutela, dando le loro heredità ad amministrare à questo magistrato, con pagarle frutto convenevole meno però qualche cosa, che à gl’altri, e questo saria con utile publico, e privato; è questo in uso in Inghilterra dove il Rè è tuttore di simili persone. In Francia parimente il Rè amministra la tutela de Pupilli nobili, come si fà anche in Scotia.
6° Potriansi far qualche officij, che lo comportino, venali ad vitam, et in specie le scrivanie, sotto pretesto, che non havendo i Scrivani, che perdere, fanno delle falsità, e così havendo dubio di perder il costo dell’officio, se ne asteriano, e se le potria in contracambio accrescere pro rata la tariffa degl’atti. Il simile potria far nell’off.o di messi, mettendole nome più honorevole di Cursori con vender l’officio à vita, introducendo il modo di esseguire le Cittationi, e mandati Civili, che si usa in Roma, et in [164v] Francia, col che si torriano di mezzo mille inconvenienti, che succedono in simili essecutioni, e non solo si faria utile al publico, ma anche al privato, et in questa maniera si potriano andar essaminando altri ufficij, che si potessero vendere.
Sonnovi [!] ristretto à questi 6 modi di cavar denari pontualmente tralasciando le tasse, e d’alcuni altri, che sono più odiosi. Questi 6 sono non solo praticabili, ma pratticati in diversi Stati, e sono quelli, cò quali si può cavar più denaro, e meno aggravare popoli, e non solo ponno servire per cavarne hora prontamente per l’armamento, mà per somministrare dapoi ogn’anno una grossa entrata alla republica per mantenerlo.
Passiamo hora à vedere altre maniere di trovar per mantenerlo. Bisogneria dunque prima procurar di sparagnare, e spender meno, che fosse possibile. Io non stimo, che fosse necessario per hora grand’armamento perche possiamo sperare, [165r] che mentre fossimo in qualche maniera armati molti e molti s’interesseriano nella nostra diffesa, quando fossimo assaliti, che mentre stiamo in questa maniera disarmati, non vorranno impegnarsi non vedendo in noi risolutione di diffendersi. I medici non danno rimedio alcuno à quelli, la natura de quali vedono abbatuta, e che niente gl’aiuta. I Prencipi lasciano perdere i suoi Confederati, che non cooperano alla diffesa. Io stimo, che 20 Galee, aggiontevi le 6 che hora hà la rep.ca et i vascelli tondi, che si anderiano armando per conto del magistrato supposito, basteriano per mantenerci libero il mare, doveriansi per tanto corredar venti Galee spalmate, e leste di tutto ponto con le loro remi, vele, et altri aredamenti e tenerle sempre pronte nella Darsina con una semplice guardia perche non vi fusse attaccato il fuoco non concedendo ingresso in essi ad altri Vascelli che potriano star nel porto, senza pericolo fatto che sia il Molo nuovo. [165v]Bisogneria assegnar ad ogni Galea il suo Capitano, Timonieri, Bombardieri, et altri Ufficiali, e questi Cap.ni doveriano mentre le Galee fossero nella Darsina, visitar ogn’uno la sua almeno una volta la settimana, per vedere se vi mancasse niente, e darne notitia al Magistrato delle Galee, acciò provedesse, e si risarcisse quello fosse guasto, ò faccesse di bisogno. Per armar queste 20 Galee potriansi descrivere ambe le Riviere, et in Corsica i marinari per sequelle, ò sia voganti, et ad ogni ducento (che tanti in circa ne vanno per armar una Galea) assignar un prattico Gomito [!], un sotto Gomito, et altri Ufficiali, alcuni commando [!] fossero presti ad imbarcarsi. Potriansi queste sequelle pigliar di volontarij, con darle qualche apparente essentione dandole poi, quando maneggiassero stipendio convenevole doveriano ogn’uno di questi Gomiti ubbidire ad un Capitano di Galee e condur le sue squadre di sequelle ad ogni Cenno di quelle. Doveriano [166r] parimente descriversi dalle militie nella stessa maniera che si è detto delle sequelle tanti soldatti, che bastassero ad armarle à ragione di 100 per Galea dando ad ogni 100 il suo Capitano Alfiere, et altri Ufficiali, ordinando, che questi essercitassero i loro soldati, et il Cap.no ubidisse al Cap.no di Galee, à cui fusse assegnato, e fusse pronto à condur la sua Compagnia ad ogni Cenno di lui, così essendo queste 20 Galee nude pronte nella darsina, et essendo fatte le discrittioni de soldati, et sequelle come si è detto quando la Rep.ca volesse servirsi di alcune di esse ò di tutte basteria far intender al Capitano delle Galee, che si alestisse, et uscisse, e lei [!] comanderia poi al Capitanto delle Militie, et il Gomito delle sequelle, che fosse suggetto al suo comando, et in puoco tempo sarebbe all’ordine, e quando uscissero più Galee insieme all’hora la republica potria dar un comandante à tutte quelle, che uscissero, e eprche di rado può venir il Caso, che tutte queste Galee [166v] uscissero insieme si doveriano far fare i viaggi per turnum, facendo che ordinatamente una Galea doppo l’altra servisse et ogni Capitano havesse le sue vacanze.
Per non smembrar, e spopolar i luochi di Marinari, e soldati si potria ogni volta far la scelta de Descritti facendo, che ogni Cap.no desse tanti soldatti ed ogni Comito tante sequelle tenendo nota à chi toccasse per turnum con questo però che sempre andasse il medesimo Capitano di Galea, il medesimo de soldati, et il medesimo Gomito, et i medesimi Ufficiali sulla stessa Galea per non generar confussione, mà solo si variassero per turnum le sequelle, et i soldati, pigliandosene tanti da ogni Gomito, e da ogni Cap.no di soldati.
E perche la sterilità della nostra Liguria necessita gl’habitanti à trafficare, et ad uscir di casa, e per[167r]ciò potriano sempre questi soldati, e sequelle descritti star à Casa potriasi ordinare, che niun descritto partisse dal suo luogo senza licenza del suo Cap.no ò Gomito rispettivamente, e nel partirsi desse un Cambio, et i Capitani, e Gomiti mai permettessero, che fossero assenti de loro descritti più della metà, dal che ne risulteria, che molti stariano à Casa per la speranza di quelli cambij, e non facciano altri traffichi.
A’ queste 20 Galee sariano necessarij 4000 sequelle e 2000 soldatti e credo, che trà le riviere, e Corsica se ne potriano descrivere molto più. Vorrei, che queste stessero dissarmate, come hò detto, nella Darsina per le occasioni. Delle 6 che si mantengono armate di schiavi, e soldati pagati vorrei ne stessero due in Corsica una per riviera, e due in Genova per fra la guardia da Corsali, et esser pronte ad ogni bisogno. [167v]
Ogn’una delle sudette 20 Galee trattenuta così pronta mà disarmata costeria pagando al Cap.no scuti 20 à quello de soldati scuti 15 al Gomito scuti 8 al sotto Gomito scuti 5 à tre Timonieri scuti 4 per ogn’uno à cinque Bombardieri scuti 4 per ogn’uno il Mese (poiche non ne sariano necessarij di più, potendo servire per aggiutanti di Bombardieri, e Timonieri le sequelle) costeria dico scuti 50 il Mese, e tutte 20 scuti 1600 cioè scuti 19200 l’una volta per l’altra non ne sariano in opera più di 6 poiche l’Inverno, ò non mai, ò molto di rado ne usciriano. Questi 300 huomini per una porteriano 1800 paghe, che l’una per l’altra à scuti 4 il mese costeriano scuti 7200 il mese cioè ogn’anno scuti 86400 à quali aggiunti gli sudetti scuti 19200 importeriano in tutto scuti 105600 et à farla grossa con gli consumi delle Galee armam.ti, e munitioni si potria calcolare le spese di queste 20 Galee scuti 120000 [168r] l’anno, e se in cambio delle paghe alli soldatti, e sequelle si desse la ratione, si verria a spendere assai meno.
Per cavar questo denaro, vorrei primieramente, che si facesse scandaglio, e si considerasse se tornasse à conto l’estinguer e levar le Cabelle per le Robbe, che si smaltiscono nello stato con far in cambio di quelle pagar un tanto per testa di contributione, trovando qualche maniera facile per esseguirla (che non stimo forse difficile il trovarla) et in questo quando non si guadagnasse altro si guadagneria quello, che guadagnano gl’appaltatori delle Dogane, et i salarij de lor Ministri. Confesso essere questo negotio, che haveria qualche difficoltà, perche se bene, è spetioso il nome di levar gabelle tuttavia parria, massime à poveri più grave il pagare la contributione benche à capo dell’anno fosse meno, che il pagar le Gabelle perche queste le pagano à un denaro, à un soldo per volta, [168v] e per così dire non se ne accorgano, quale anderiano pagate tutte in una volta, ò ogni mese, e saria somma più notabile, e circa lo sparagno de salarij de Ministri tanto bisognarebbe tenerne per le gabelle foranee, se bene si sminueria di gran longa il n.° perche basteria tener le guardie à passi, che conducono fuor dello Stato, e ne porti.
Dall’altra parte credo, che cresceriano assai le entrate, perche oltre le tasse per ogni testa alla rata del consumo delle robbe, si potria far pagar anche un tanto l’anno, à Bottegari, e Mercanti alla rata del Negotio, che fanno, che importeria grossa somma. Questo è pratticato in diversi luoghi di Alemagna, et è negotio da farsi riflessione, e pensarvi assai bilanciando quello, che rendono le Dogane, il n.° de sudditi, e quello se ne potria cavare in questa maniera Io faccio un conto cosi all’ingrosso, che facendo il censo di tanto i sudditi tanto in Corsica quanto in terra ferma si troveranno [169r] 100m anime da pagare contributione, le quali l’una per l’altra (poiche i ricchi che vestono più sontuosamente doverian pagar più) potriano calcolarsi, un soldo il Dì, che più si paga ogni dì per la sola gabella del vino, e questa picciola contributione importeria nove millioni di lire oltre la tassa poi delle Botteghe, Fondachi, e Mercanti.
2° Non tornando à conto di levar queste Gabelle vorrei accrescere essorbitantemente quegli degl’odori, muschi, ambre, zibetti, gioie, brocati argentarie, perle, carte, dadi, loggie, di giochi, et altri simili lussi, acciò ò veramente si disuassero [!] per esservi troppo spesa, e tornassero <canc.: per esservi troppo> i Cittadini alla frugalità degl’antichi, ò la rep.ca ne cavasse utile.
3° Metterei per la stessa ragione gabelle sù Cocchi, Lettiche, e sedie, mà non sù Cavalli, sulle pompe, e sul portar portar [!!] guarnitioni d’oro, ò d’arg.to [169v] perle, e simili ornamenti superflui.
4° Caligola messe una gabella sulle liti di 2 ½ per cento, sulla somma della quale si litigava, si terminava la lite, ò per giudice, ò per accordo, ò si desistesse da essa. Durò questa Gabella gran tempo nell’Imperio Romano, e Carlo 6° Rè di Francia l’introdusse nel suo regno con profitto del suo errario, e da particolari ancora, che non così facilmente intraprendevano liti; fù levata per i ramarichi de Procuratori, et avvocati nella rep.ca non potria generar se non buoni effetti.
5° Gli Hebrei facevano pagar una multa à quelli, che negavano il debito al loro Creditore, e l’aplicavano al publico. Questo pure saria utile, et abbrevieria le liti.
6° I Romani facevano pagar una taglia à quelli, che doppo l’età di 25 anni non havessero moglie, [170r] e figli, e con questo mantenevano il loro popolo numeroso, è ragione, che chi non acquista defensori alla Patria, e non hà il peso di mantenerli, contribuisce per mantenerne degl’altri.
7° Gli stessi facevano pagare 5 per cento delle heredità se si volesse in questo procedere più mitem.te se ne potriano essimere gl’heredi suoi e farle pagar solo à gli estranei, e questa Gabella era introdotta per la legge Giulia, ed Augusto stesso la riscuotteva, et hora la riscuottono gli Olandesi.
8° In Fiandra delle heredità, che defferuntur ad non Cives etiam, che per altro siano parenti del morto si paga la decima cioè 10 per 100.
9° A simiglianza di questa si potria anche pigliar un tanto per 100 da legati non pij, e donationi causa mortis. [170v]
10° Item delle Donationi inter vivos, e questo pure dipende dalla legge Giulia.
11° Si potria parimente metter Gabella sù stabili prorata [!] delle piggioni, e questa per picciola che fosse porteria una grossissima somma, et è in uso in molte Provincie.
- Potriasi accrescer la Gabella, che è sopra le Armi, e carricar la mano.
- Si potria ancora metter sopra i contratti.
- E sopra il pesare, e misurare deputando pesatori, e misuratori pub.ci A Roma non si può vender merce da peso, che passi lib. 50 se non è pesata da pesatori deputati, à quali si paga per ogni peso un Giulio.
- In Italia in moltissimi luoghi si fà pagar un tanto per testa, à passageria [!] certi passi, facendo [171r] pagar più à chi và à Cavallo, che chi và à piedi, et in moltissimi luoghi vi è pure questa usanza, e porteria à Capo all’Anno qualche somma.
- Perche stante l’Armamento saria sicura la navigatione si potria accrescere la Gabella delle merci, che vengono per mare facendo, che si portassero ad una Dogana distinta da quella di terra. A Roma le merci che vi vengono per mare pagano più di 3 1/3 per 100.
- Potriasi parimente metter Gabella nella pesca de Coralli, facendo far la Guardia dalle Galee, che i Corallieri non fossero molestati da Corsali.
- Et anche sulle hosterie, e quivi si potria caricar la mano, concedendo all’incontro à gli Osti <cancellato: egualmente> agevolezze di poter vender vino, e pane à loro piacere purche comprassero l’uno, e l’altro in grosso dall’Ufficio dell’Abbondanza, e tenes[171v]sero le misure giuste, e non ne vendessero, se non per mangiare, e bere nelle loro hosterie,e si potriano tassare à pigliarne un tanto per l’Anno pro rata delle facende, che sogliono fare, e questo non solo in Genova, mà anche per tutto lo stato. Si caveriano denari, e si leveria l’occasione à forastieri di dolersi, che in Genova non hanno ne buon vino ne buon pane, e vi stariano più, e per conseguenza porteriano più utile.
- Una Gabella grossa sul Gioco del Seminario da Pagarsi da chi guadagnasse porteria gran profitto e non saria sentita, perche chi guadagna volontieri paga. Vorrei che la pagasse ogn’uno che guadagnasse tanto giocatori quanto pigliatori, e per accreditar il gioco accio vi si giocasse assai, e i forastieri vi concorrissero [!], si potriano volta per volta far stampar le liste delli compresi [172r] nel bussolo con la tassa de prezzi del gioco e si potria dar sigortà à pigliatori di pagare constringendoli à dar il bilancio del Casteletto un dì p.ma che si facesse l’estratione. Questo gioco è una spetie di lotto, e sù lotti, che si fanno ne loro stati, tutti i Prencipi vi mettono gabelle rigorose.
- Che ogn’uno, che si facesse Maestro di qualche arte, ò aprisse Bottega, ò fondaco, ò volesse far l’avvocato, Procuratore, ò Medico pigliasse la Patente, e pagasse un tanto.
- [sic: manca il 21] Potriasi introdur gli Hebrei con farle pagar grosso tributo, e sariano utili allo stato per gli varij lavori, che fanno.
- Perche i Prencipi tanto hanno denari, e forze quanto hanno sudditi, bisogneria trovar modo, perche il n.° di questi si accrescesse operando con mezzi dolci, che i naturali, non si partissero, e [172v] gli stranieri venissero ad habitare.
- Potriasi dar licenza di andar in Corso facendo pagar la Decima della preda.
- Le Zecche apportano utile assai quando vi si batte assai moneta perciò bisogneria procurar di farne batter assai, e farne escito, mà non bisogneria far monete di rame.
- Vorrei con statue inscrittioni et eloggij in luoghi conspicui invitar li Cittadini à far delle donationi inter vivos, e lasciar de legati alla Rep.ca et in specie in questo bisogno vorrei decretare, che fosse fatta memoria perenne in luogo conspicuo de Benefattori.
- L’Eredità vacanti cioè di coloro, che moiono senza heredi, ò legitimi ò instituiti da ogni Prencipe sono applicate al fisco. [173r]
- Come anche i beni, che si togliono all’Indegni conforme le leggi.
- Molti poveri non possono altro contribuire, che loro fatiche. Vorrei questi obligarli à lavorar un giorno del Mese à gli efificij publici, si chiaman queste angarie, e si potriano far fabricare molini, magazini, Case per uso publico, et anche da affittare.
- Si potriano vender le licenze di andar à caccia, pescare, e pascolare, come usano molti Prencipi.
- Perche dall’armamento, che supponiamo delle Galee sudette, si renderia sicura la Costa da Corsari, si potria metter un imposto di un tanto per fuoco l’anno, alle terre, e luoghi aperti, che non pagan presidio per causa della sicurezza, che le apporteria quest’armamento, il quale imposto se ben fosse picciolo ascenderia ad una grossa somma, mettendosi tanto in Corsica, quanto in terraferma.
- E per la stessa ragione si [173v] potria far pagar à vascelli, che navigano ordinariamente nel mar ligustico, tanto nostrali, quanto forastieri, un tanto pro rata della portata, come fanno gli Olandesi, che fanno pagare quindeci fiorini per l’Osto di andata, e venuta.
- Come anche si potria essigere da stranieri, che passano per il ligustico con mercantie un tributo, secondo la portata, il che se ben da principio troveria qualche renitenza, e causeria de rumori, saria con tutto ciò dapoi accetto, e li rè di Spagna, Francia, Inghilterra, Polonia, Danimarca, Svetia, Venetiani, et il Turco la essigono per non metter inanzi il prencipe di Monaco, et il Duca di Savoia, che sù nostr’occhi se la fan pagar profumatissimamente, e doveria questo tributo riscuottersi, con obligar le Navi à pigliar porto, altrimente confiscarle, e non è da temer la Guerra, poiche quando la Republica sarà [174r] armata ogn’uno dissimulerà, e non condannerà in altri quello che fà lui.
- Potriansi pigliar de Noli, e far trafficar tre ò quattro Galee in Sicilia, Napoli Spagna, et altre parti.
- Perche essendo la Republica armata, saria la sua amicitia amabile, et ambita da Prencipi, e rè confinanti, potriansi pigliar delle pensioni, non permettendo però, che ne pigliano i privati, per mantener pronte tante Galee à chi le pagherà per diffesa delle loro marine, e non per altro.
I nostri antichi pigliavano simili pensioni, et i svizzeri ne pigliano à tempi nostri per la soldatesca, servendo etiam Prencipi trà loro nemici.
- Per ricoverar il nome de nostri antichi di bravi su’l mare, bisogneria rimetter in piedi la Disciplina Nautica, facendone leggere publicam.te lettione in Genova come si usa in Lisbona, et Amsterdam, e si doveria [174v] prohibire, che non si potessero far viaggi in parti lontane se non con vascelli armati, e che non potessero simil vascelli esser commandati, se non da chi fosse approvato per Cap.no ne governati se non da chi fosse approvato per nocchiere, e non si doveriano approvare se non persone, che havessero per tanto tempo navigato nelle Galee sudette, e che fossero sufficienti, et Idonee, e nell’approvarle se le doveria far pagar le Patenti.
- In ordine à questa disciplina militare si doveria dar qualche giurisdittione à Cap.ni di vascelli sopra i Marinari assegnandole il nottaro, ordinando che le multe si applicassero al Publico, et i processi formati nel viaggio si finissero in Genova inanzi al Magistrato deputato.
- [sic] Potriasi conceder di queste Gallee à nolo à particolari per traghettare.
- [sic] Doveriansi tener tre ò quattro compagnie di soldati pagati per terra [175r] per assicurar, e batter le strade, e tenerle nette da banditi, e per questo far pagare alle terre mediteranee aperte una contributione tanto in terra ferma quanto in Corsica.
- Potriansi ridurre le pene corporali citra mortem, et triremem à pecuni arte [!?], facendo, che quelli, che sono ricchi paghino un tanto, e quelli che proveranno esser poveri, il terzo solamente.
- Potriasi parimente crear un magistrato sopra le ingiurie, il quale procedesse ex inquisitione, multasse in denari l’ingiuriatore, dove non fosse altra Criminalità, apporteria utile.
- Potriasi anche ridur le compositioni nelle Cause criminali co’l fisco ante sententiam concordata parte.
- Saria utile à scriver [!!], chi facesse donativo sino ad una certa somma alla rep.ca.
- Doveriasi introdur un mercato in un dì della settimana per diversi [175v] luoghi, tanto in Genova quanto nelle riviere, et in Corsica variando i giorni e far pagar i luoghi, e le bettole, che si apririano sul mercato.
- Item introdur una fiera franca, e tutte le Nationi, e religioni quattro volte l’anno in un luogo presso la Città, e far pagar i luoghi, gabelle delle robbe alienate, e le hosterie della fiera, e questi due modi aumentariano assai l’entrate delle Dogane, oltre gl’altri emolumenti.
- In Corsica vi si potriano introdur de pascoli per i bestiami facendoli poi condur in terra ferma per uso della Città.
- Vi si porriano anche introdur le saline essendo vergogna, che andiamo à comprar fuori quello che habbiamo in Casa.
- Item la pesca de Tonni facendo salar tonnine, nel che l’Uff.o del Sale verrà à far gran guadagno. [176r]
- Potriasi introdur la carta sigillata come à Napoli, Sicilia, et in Spagna per i Notari, et altri, che fanno atti publici.
- Doveriansi far pagare i decreti di Magistrati, che si dan fora, erigendo à quest’effetto una Cancellaria, nella quale si facessero le speditioni.
- Item far stampar le grida, et editti imponendo perciò un tributo alla stampa.
- Potriasi conceder licenza di poter portar la spada sola à chi pagasse un tanto l’anno.
- Doveriasi rigorosamente confiscare i beni di chi proditoriamente uccidesse alcuno comprehendendoci, anche il mandante, e complici, e di chi anche commettesse homicidio proditorio per suo conto per estirpare questo enorme delitto, che tanti Cittadini toglie alla rep.ca à capo dell’Anno, e diffama la nostra Natione appresso à forastieri.
- Vorrei, che il Magistrato di [176v] rotti conoscesse alcuno falisce per frode etiam procedendo ex inquisitione, e pagati i Creditori le confiscasse, il restante de beni.
- I Portorij, i parie, ancoraggi, che si pagano ne porti si riscuotono da tutti i Prencipi, e somministrano somme di qualche rilievo.
Non vogli stendermu più in longo in cercar arcigogoli, questi sono anche troppi e non consiglieri[!], à metterli in opra cosi tutti in poco tempo sonnovene da pratticar subito, e ve ne sono di quelli dà aspettar le congionture. Per la erettione del Monte, che Io mi figuro non si può desiderar tempo più opportuno. La maggior parte de Prencipi han fatto banco fallito, et i negotij de privati sono per le presenti Guerre sopra modo ristretti, chi hà denari, non sà dove metterli à frutto talche non solo se ne troveria à pigliare da nostri Cittadini, mà anche grossa somma da stranieri. La tutela de Pupilli, e vedove sempre sarà non solo utile, mà anche opera di Carità le pompe, i lussi, le liti sono cose odiose [177r] et ogni gravame, che vi si metterà sarà infalibilmente accetto ad ogn’uno. Le impositioni su’l gioco del Seminario, sù Doni, sù legati non pij sulle heredità ad extraneos à forastieri non si sentiranno. Per gl’imposti sù li fuochi de luoghi aperti ci porgono occasione il sacco del Coriale [!], e gl’altri danni fatti da Turchi ultimamente in Corsica. In somma gran parte delle cose accennate si ponno mettere assai presto in prattica. Altre non sono di questa natura, mà bisogneria aspettar le congionture, e metter prima il piede in staffa, come saria quella di essigere da forastieri naviganti nel Ligustico di pigliar pensioni da prencipi stranieri, e qualche d’un’altre simili.
I tempi tuttavia, che corrono pieni di discordie trà prencipi confinanti porgono una bonissima commodità d’innovare, il che non facendosi adesso, e Dio sà quando si haveran simil occasioni. Poiche hora ogn’uno dissimulerà, ne vorria [177v] opporsi à nostri dissegni, temendo, che non si mettiamo dalla parte contraria à lui, e concorriamo alla sua rovina.
Ne si deve temere nel metter le gravezze di seditioni trà Popoli, perche oltre che le accennate sono assai miti, e non si metteriano tutte in una volta, e quelle che si mettessero, si potriano dcretar temporanee non perpetue, l’accrescimento del traffico, che portaria seco quest’armamento manterebbe i popoli abbondanti, e denarosi, con largo guadagno, talche poco si cureriano di pagar maggiori gravezze, quando vedessero essere il profitto etiam privato, maggiore del danno, e ciò essere con riputatione della lor Patria, che da per se solo è sufficiente ad appagar l’Animo de Popoli affettionati alla libertà.
Parmi Illustrissimo Signore quest’Armamento tanto facile, et il mantenerlo di tanto poca spesa, che già mi rappresento queste 20 Galee solcar il Li[178r]gustico trionfanti delle machine di coloro, che conspirano alla nostra rovina. Mi figuro in poco tempo una venticinquena di navi Grosse del Magistrato della Mercantia portar lo stendardo della nostra Gloriosa republica nelle più remote parti del Mondo. Veggio un seminario de soldati, e marinari essercitati sopra queste Galee e Navi à metter terrore à quelli, che hora temiamo, et essercitandosi nella guerra servirei per un Arsenale di Pace. Veggio fiorir con la militia la mercantia, e resa la Liguria gl’horti delle Esperidi abbondante d’ogni beni, e già insepugnabile à agli asalti di ogni più forte nemico. Una sol nube mi abbaglia si grato spettacolo, ed è la tema, che hò, che poco debba questo Consiglio piacere ad alcuni de nostri Cittadini, che havendo assoggettati i loro privati interessi à quelli de prencipi stranieri per dubio di disgustarli si opporranno à si santo a sì utile, à si glorioso pensiero, tanto [178v] piu, che mettendosi in uso questo traffico, e respirando la Republica, veriano essi à perder quel seguito, che hanno hora in essa per il Monopolio, che fanno de negotij. Sò che V.S. Ill.ma m’intende più assai, che non potrei spiegarmi.
A questo Io non sapria trovar altro rimedio che pregar S. D. Maestà, che le tolga tali pensieri, indegni, e Tirannici dal Cuore, e le dia conoscimento per ravvedersi, che sono Cittadini di republica libera, e che non devono per interesse farsi schiavi di altri Prencipi, ne procurar di traher gl’altri seco nella loro soggettione, dal che non ponno sperare se non la rovina propria de loro amici, e della Patria con eterna Ignominia del nome loro, e per cooperar noi à disingannar non solo essi, mà chi gli segue anche desidereria, che tanti belli ingegni di quelli fiorisce la Liguria, si essercitassero in discorsi parennitici, dimostrandole, [179r] che la frugalità, e valore de nostri Antichi gli mantenne in libertà, e che se noi si daremmo all’Interesse , al guadagno et al lusso la perderemmo. Che già devono essere à più esperimento disingannati, che i Prencipi stranieri non si servono di loro, se non come di sponghe, per assorbire per loro mezzo le nostre sostanze, e lasciarlo poi anche essi arsicci, che con i loro partiti, e con l’inganevol dolcezza dell’utile apparente, succiando le facoltà de loro Cittadini, e trasmettendole à stranieri debilitano i fondamenti del loro sostegno, riducendose i loro amici, e la Patria à strano partito, con metter à noi le briglie, e dar à stranieri la forza. Che alfine poi di questi si belli maneggi e [!] un fallimento con perpetua miseria de corpi, infamia del Nome, e danno dell’Anime loro.
Si valsero gli atteniesi di simili artificij, e discorsi, e non solo vi adoperorno gli Oratori, mà anche i Comici, [179v] e Tragici, et i Francesi mirabilmente si sono serviti di discorsi, che hanno per via delle stampe publicati.
Bisogna insomma far ogni forza per ridur à sanità questi amalati intelletti acciò anche essi conspirino al ben pub.co e V. S. Ill.ma et Io conseguiamo quel che desiamo [!] con tutti i buoni Genovesi, Che non solo la Serenissima Rep.ca si renda sicura da presenti perigli, ma si metta in stato di ampliarsi, e ricoverar l’antico splendore.